La Dieta Mediteranea come modello alimentare

La Dieta Mediterranea è uno stile alimentare scoperto, nella metà del secolo scorso, dal biologo statunitense Ancel Keys. Lo scienziato americano svolse una importante ricerca epidemiologica in sette diversi Paesi del globo (Finlandia, Giappone, Grecia, Italia, Jugoslavia, Olanda, USA), in modo da poter valutare l’incidenza delle patologie cardiovascolari sulla popolazione. “Lo studio delle 7 nazioni” evidenziò l’esistenza di una relazione diretta tra assunzione di grassi saturi provenienti dal regno animale, incremento del livello di colesterolo nel sangue e morte causata dall’insorgenza di una patologia cardiovascolare. Keys in particolare notò che in Italia e in Grecia, Paesi bagnati dal mar Mediterraneo, la percentuale di mortalità associata alla comparsa di malattie cardiovascolari risultava più bassa rispetto alle altre nazioni. Una più attenta analisi rivelò, successivamente, che la longevità delle popolazione italiana e greca era certamente riconducibile al particolare regime alimentare seguito, contraddistinto da una netta prevalenza dei prodotti del regno vegetale (cereali, legumi, frutta e verdura), rispetto agli alimenti di origine animale. Visto il ruolo di primaria importanza rivestito dall’alimentazione per il benessere degli abitanti di Italia e Grecia, Keys coniò il nome di Dieta Mediterranea e individuò in questo stile alimentare il modello di riferimento a livello nutrizionale per la popolazione mondiale.
Lo studio di Keys ispirò, nel 1992, il Dipartimento Statunitense per l’Agricoltura (USDA) a creare una rappresentazione grafica che illustrasse i principi cardine per una alimentazione varia ed equilibrata. Nacque così la “Food guide pyramid”, prima piramide alimentare finalizzata a sensibilizzare la popolazione statunitense a seguire una corretta alimentazione, sulla base del modello mediterraneo. La scelta dell’immagine della piramide riscuote immediatamente un grande successo da parte dell’opinione pubblica, grazie alla chiara e immediata trasmissione del messaggio relativo alla riduzione della frequenza di assunzione dei cibi procedendo dalla base verso l’apice della piramide.
Nel corso degli anni si sono susseguite diverse varianti di piramide, sino al 3 novembre del 2009, quando a Parma viene presentata la “Piramide Alimentare della Dieta Mediterranea Moderna” da parte della Fondazione Dieta Mediterranea e del Centro Interuniversitario Internazionale di Studi sulle Culture Alimentari Mediterranee (CIISCAM). La Nuova Piramide è rivolta a tutti gli individui di età compresa tra i 18 e i 65 anni e tiene conto dell’evoluzione dei tempi e della società, evidenziando l’importanza basilare dell’attività fisica, della convivialità a tavola, dell’abitudine di bere acqua e della necessità di privilegiare il consumo di prodotti locali su base stagionale.

 

 

La piramide alimentare, tuttavia, non è stata l’unica rappresentazione grafica dei principi della Dieta Mediterranea. Infatti nell’anno 2002 il Prof. Flaminio Fidanza, nutrizionista italiano stretto collaboratore di Ancel Keys durante lo “Studio delle 7 nazioni”, ha proposto il “Tempio della Dieta Mediterranea”. Nei primi due gradini alla base del Tempio sono riportate due regole fondamentali di comportamento: stile di vita il più salutare possibile e dispendio energetico della stessa entità dell’apporto energetico. Il terzo gradino è in gran parte riservato all’olio extravergine di oliva, condimento simbolo della tradizione mediterranea, e solo in piccola parte al vino rosso. Nelle colonne esterne, più grandi di quelle centrali, sono indicati dei gruppi di alimenti che appartengono al regno vegetale e che vanno consumati con maggiore frequenza. Le sottili colonne centrali ospitano, invece, alimenti proteici come legumi e pesce. Le colonne sorreggono una serie di alimenti la cui quantità di assunzione deve essere più contenuta, rispetto ai cibi indicati in precedenza. La parte superiore del tempio evidenzia l’essenzialità del principio della “moderazione”, che richiama l’attenzione del consumatore sul non cadere in una dieta sbilanciata sia per eccesso o che per difetto.

    

Nell’anno 2013 la Dieta Mediterranea, a seguito di un lungo iter burocratico avviato da un gruppo di Paesi (Italia, Spagna, Grecia, Marocco, Cipro, Croazia e Portogallo) ha ricevuto un importante riconoscimento a livello internazionale: è stata ufficialmente iscritta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per la Scienza la Cultura e l’Educazione (UNESCO) nella lista del Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Questo prestigioso elenco comprende tutte le espressioni della cultura umana che meritano di essere tutelate, conservate e divulgate nel tempo. Tale riconoscimento ha certamente consentito di valorizzare ulteriormente questo stile alimentare, oltre che sotto l’aspetto scientifico, anche da un punto di vista puramente culturale.

 

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