Il turismo enogastronomico

Le cosiddette “nuove forme di turismo” sono comparse a partire dai primi anni ’90 del secolo scorso, con l’affermarsi di prodotti che combinano beni, risorse ed esperienze di uno specifico territorio, nel pieno rispetto del paradigma della sostenibilità.
Le nuove forme di turismo sono basate sulla volontà di “appropriazione” dell’essenza di un luogo e della comunità che vi abita, con i suoi costumi, le sue tradizioni e le sue abitudini. Un bisogno che è frutto dell’aumento di soggettività dei singoli, ma anche delle nuove tecnologie di comunicazione che consentono di viaggiare virtualmente ovunque, anche a migliaia di chilometri, suscitando negli individui una forte curiosità per l’identità culturale propria e altrui

L’identità culturale è fatta di risorse materiali, come il paesaggio o i monumenti, e immateriali, ossia quelle testimonianze trasmesse negli usi e costumi della collettività. Tra questi elementi dell’esperienza turistica, un ruolo centrale è rivestito dai prodotti enogastronomici: essi sono espressione di identità e cultura (basti pensare a certi processi di produzione e conservazione, o ai tabù alimentari propri di certe popolazioni) e rappresentano perciò un’importante componente del patrimonio turistico. Attraverso di essi il turista può stabilire relazioni e avviare comparazioni culturali all’interno delle comunità con cui entra in contatto. Il turista moderno, quando viaggia e soggiorna, non domanda semplicemente beni e servizi turistici singoli o sotto forma di pacchetti, ma esperienze turistiche complesse, coinvolgenti, da vivere in modo personale e partecipativo.

Il cibo ed il vino possono essere espressione di una cultura locale come può esserlo il paesaggio; tale relazione è estremamente significativa dal punto di vista turistico, poiché consente, ad esempio, di utilizzare il vino ed il paesaggio viticolo ad esso associato come leva per stabilire una forte identità regionale nel mercato del turismo globale.

Il settore enogastronomico è forse l’unico che permette di “allungare” l’esperienza oltre la visita, senza perdere l’autenticità. Il “viaggio enogastronomico” può continuare una volta rientrati nel luogo di residenza, attraverso l’acquisto dei prodotti sperimentati sul territorio, la loro preparazione, i ristoranti specializzati. Si tratta dunque di un sistema che può generare una economia sensibilmente più ampia del fatto turistico puro, attraverso: la vendita dei prodotti, i corsi o le pubblicazioni per la loro preparazione.

Il turismo enogastronomico propone un’ulteriore possibile lettura, coniugando l’esperienza straordinaria del fare turismo a un desiderio di ritorno alla disciplina della terra (e ai suoi prodotti, locali, tipici, autentici). Si uniscono così la dimensione dello svago a quella della ricerca di una radice antica e vera, la spensieratezza e la profondità.

Elementi fondamentali del turismo enogastronomico sono certamente i prodotti tipici. Si tratta di alimenti unici, contraddistinti da qualità specifiche e da uno stretto ed inscindibile legame con il territorio d’origine. Quando si parla di “territorio” si fa riferimento sia alla sua dimensione fisica (componenti naturali e climatiche), sia all’aspetto antropico (fattori storici, culturali e sociali che derivano dalla popolazione e dai soggetti che vi operano). Tutte queste sono risorse specifiche locali che definiscono le peculiarità dei territori e le loro qualità, facendole diventare un fattore di notevole importanza ed attrazione agli occhi dei consumatori.

Il turismo enogastronomico rappresenta, pertanto, la massima espressione del binomio “prodotti alimentari-territorio” e il tentativo, ad oggi più riuscito, di valorizzazione delle aree rurali a partire dai prodotti tipici: le produzioni tipiche nazionali hanno trovato infatti nel turismo enogastronomico un nuovo mercato di sbocco capace di incrementare il suo giro d’affari, offrendo nuove opportunità di consumo, valore aggiunto esperienziale al cliente, fidelizzandolo sul proprio brand con elementi quali il ricordo di una gita estremamente piacevole, il rapporto umano con il produttore, la conoscenza delle tecniche di produzione, la differenziazione con altri prodotti e aziende agricole.

Al fine di valorizzare al massimo il legame tra prodotti alimentari e territorio, in Italia sono state istituite con la Legge 268/1999 le “Strade del vino e dei sapori”, itinerari turistici tematici le cui tappe sono costituite da attrattive di interesse enogastronomico. Il primo tentativo a livello nazionale di “strada del vino” nasce in Veneto, negli anni sessanta del secolo scorso, tra Valdobbiadene e Conegliano alla sinistra dello storico fiume Piave. Si tratta della “Strada del Vino Bianco”, un percorso fisico, lungo 45 chilometri ed inaugurato il 10 settembre 1966, ideato e organizzato dal professor Italo Cosmo, divenuto poi direttore dell’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano. Il modello che aveva ispirato il professor Cosmo era quello tedesco, in particolare la “Deutshe Weinstrasse”, percorso istituito negli anni trenta del secolo scorso che si snoda tra la valle del Reno e della Mosella. Nell’anno 2003 la “Strada del Vino Bianco” ha modificato la sua denominazione, trasformandosi in: “Strada del Prosecco e dei vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene”. Si tratta di un percorso di 35 km, caratterizzato da un susseguirsi mozzafiato di paesaggi, vigneti, storia e arte.

Attualmente nello stivale si contano oltre 200 percorsi enogastronomici creati nelle diverse regioni italiani e consultabili sul web e sui dépliant degli uffici di informazioni turistiche locali.

Per standardizzazione a livello europeo la qualità dei servizi enoturistici e fronteggiare la crescente concorrenza internazionale, nel marzo del 2006 a Parigi è stata firmata la “Carta europea dell’enoturismo“. Questo documento ha istituito due differenti tipologie di percorsi enologici:  “Strada del Vino Europea” e “Strada del Vino Europea d’Eccellenza”. Questi itinerari si differenziano essenzialmente per gli standard di qualità relativi ai servizi offerti, più elevati per la seconda opzione.

 

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